Cucina Berlim ambientes Guaramirim Brasile
Massimiliano Dell’Olivo
Concept progettuale La richiesta: disegnare, per l’importante traguardo dei 40 anni dell’azienda Berlim ambientes, una cucina.
Tema avvincente, se unito ad alcuni spunti, quali: realizzare una cucina di design contemporaneo, che avesse una spiccata identità italiana e che rappresentasse anche le terre di origine degli avi.
Per comprendere la cucina che ho voluto disegnare, è necessario sviscerare i concetti che l’hanno generata.
Cosa significa essere Italiani, o meglio, cosa rappresenta la specificità della cultura italiana?
Come architetto credo che questo significhi avere un rapporto privilegiato con la storia e con il territorio. Vivere e operare in Italia, comprende il fare i conti, tutti i giorni, con un bagaglio culturale immenso, che l’uomo ha condensato nella nostra penisola.
Dalla preistoria, passando per l’impero romano, il rinascimento, il futurismo e il razionalismo; tutte queste epoche, culture, hanno lasciato un segno forte sul territorio. Gli stili, si sono sedimentati, sovrapposti, incrociati; cosicché oggi possiamo leggere le nostre città, e i nostri paesaggi rurali, così come leggiamo un libro.
Ho voluto che questa cucina traducesse in sé la forza delle nostre montagne, il candore dei marmi di Carrara, la durezza della scultura di Michelangelo, unitamente alla ricerca dell’architettura e del design passata e contemporanea a noi.
Una cucina in cui il volume fosse il punto di forza,riprendendo la spigolosità delle Alpi e dei blocchi di marmo estratti in cava.
Il volume come ricerca, come ha fatto lo stesso Michelangelo Buonarroti, che spesso non concluse le proprie sculture, non per pigrizia, non per mancanza di tempo, ma per un preciso volere artistico. Il “non finito” Michelangiolesco è metafora della creazione, l’osservatore è anch’egli scultore, a lui il compito di terminare l’opera con la propria mente.
Una cucina che è bianca, come il candore del marmo, ma anche come le cime delle Dolomiti e delle Alpi in inverno. Un mobile come un blocco di marmo, o di ghiaccio e neve, in continua evoluzione per mezzo del tempo, vero scultore del nostro territorio.
Pochi gli inserti in legno: le sedie ed alcuni dettagli del pranzo; un richiamo leggero romantico e nostalgico, ma non invasivo, alle vallate degli avi: ai tabià, alla stua.
Il tutto riletto con nella mente gli studi sui cristalli di Bruno Taut, portati avanti anche oggi dalla più recente ricerca del design morfogenetico.
Queste, in breve, alcune delle immagini che hanno portato alla definizione della cucina.
Riferimenti progettuali
Schizzi di studio
Ergonomia Il progetto di design prevede una rotazione di 5° dei componibili della cucina, questo lasciando nella fascia centrale un vano tecnico sul retro dei singoli elementi. La rotazione, non è una scelta esclusivamente estetica, ma è supportata da motivazioni impiantistiche ed ergonomiche.
Lo spazio retrostante consente di realizzare un vano utile per i collegamenti idraulici ed elettrici, consentendo il libero posizionamento del piano cottura e del lavello, indipendentemente dalla posizione in cui si trovano gli allacci di acqua e gas.
Come effetto della rotazione, la parte centrale della cucina viene a sporgere maggiormente verso l’utente. Questo crea una visione più libera del piano di lavoro, che risulta aperto e lontano dagli angoli dei pensili.
Il ripiano può essere quindi sfruttato a pieno, inoltre, allontanandosi dai pensili, questi possono essere abbassati.
Abbassare i pensili, significa rendere i vani maggiormente visibili e accessibili anche alle persone di bassa statura. Inserendo poi un’anta basculante negli stessi, non vi è pericolo di contusioni durante i movimenti in cucina.
Non dimentichiamo inoltre che un ripiano più profondo, significa anche maggior spazio a disposizione di chi lavora in cucina, per posizionare tutto quel corredo di utensili che normalmente invadono il piano di lavoro della stessa.
Ergonomia della cucina
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